Quando si parla di enogastronomia si abbraccia un mondo davvero enorme di prodotti tipici delle diverse regioni nostrane. Senza contare quelli di matrice estera, che fanno parte di un altro insieme ancor più esteso. All’interno del discorso legato alle bevande, con declinazione alcolica, troviamo i distillati: un prodotto che non ha un mercato universale ma molto specifico. Infatti gli amanti di questo tipo di bevanda incarnano un target che negli ultimi tempi è divenuto quasi di nicchia a differenza delle epoche passate dove il whisky di turno era largamente impiegato. Vediamo dunque in questo focus quali sono i distillati, perché si chiamano così, come si dividono a livello di categorie, che gusti hanno e cos’è il distillato invecchiato.

L’importanza dell’origine del distillato

Uno dei aspetti più importanti per quanto concerne il distillato è l’origine dei prodotti. Come abbiamo più volte rimarcato anche sul sito, la nostra storia parla per noi. Tradizione e innovazione che si fondono riuscendo a prendere il meglio da ciò che una splendida terra, la Costiera Amalfitana, riesce a offrire a chi decide di prendersene cura.

La produzione a 650 metri dal mare, ad Agerola, in un territorio incontaminato, nel nostro caso, fa davvero la differenza poiché fa sì che il distillato sia un mix di sapori che sono ineguagliabili in tutto il mondo. Basta provare, giusto per citare qualche esempio, oltre ai classici limoncelli, anche i liquori artigianali e l’amaro “Pucchiacchella” che ha un altissimo livello di omega 3.

Che gusti al distillato ci sono?

Il gusto dei singoli distillati dipende direttamente da quella che è la natura a cui essi attingono: quindi se derivanti dalla frutta, dai cereali, da radici, tuberi o vino. Ognuno di questi elementi è costitutivo del sapore che avrà poi il distillato una volta ottenuto dal processo di filtraggio e distillazione appunto. Infatti l’aroma più o meno intenso e deciso è strettamente correlato alla provenienza di cui sopra. Poi a questo discorso si può aggiungere anche la discriminante degli aromi e additivi. Ulteriori elementi che mutano il sapore che quando arriva alla degustazione palatale offre esperienza di sapore uniche. Portando degli esempi pratici di quanto detto fino ad ora vi sono i distillati di noci e mirto quali modelli da esaminare.

Distillati di noci

Il distillato di noci viene fuori proprio dalla lavorazione di noci e talvolta nocciole, che arricchiscono con il loro carattere evidente la nota di sapore finale. Se bevuto in purezza assoluto questo distillato ha pochi eguali in termini di esperienza palatale. La macerazione delle noci infatti comporta una fuoriuscita decisa del loro aroma che poi si riversano nel prodotto ultimato. Aromi tostati si sprigionano in bocca deliziando i nostri sensi, tutti coinvolti nell’incredibile piacere che questo distillato è in grado di fornirci.

Distillati di mirto

Passando invece a quello a base di mirto, questi ha una grande tradizione nostrana in Sardegna, nello specifico. Qui infatti esiste una importante produzione di questa tipologia di bevanda, che è stata insignita anche di notevoli riconoscimenti per il sapore e l’aroma eccezionali. Un distillato che è risultato di una lavorazione vinicola, e quindi elemento che trova la sua collocazione nell’enologia. Bacche di mirto ed alcol da vino sono i due componenti principali di questo distillato. Essi a differenza delle nocciole non hanno bisogno ovviamente di una estrazione da tostatura. Ma in questo caso le essenze aromatiche vengono estrapolate dal filtraggio. Anche qui l’esperienza palatale in purezza è senza dubbio quella migliore. Riepilogando, per tanto, i distillati di noci e mirto sono due delle tante possibili versioni del distillato in commercio. Ben differenti comunque da quelli tradizionali quali whisky, brandy e quelli puramente commerciali che, di artigianale, hanno davvero poco o nulla.

Distillato invecchiato: che vuol dire?

In ultimo prendiamo in considerazione il processo di invecchiamento dei distillati: una lavorazione utile a rendere ancor più apprezzabile questo prodotto sul piano qualitativo. Che vuol dire dunque distillato invecchiato? La risposta è presto data: esso sta ad indicare quel procedimento che accresce le note aromatiche, di sapore e colore del distillato. Questa pratica inoltre si basa su di una maggiore maturazione dei prodotti dai quali si estraggono poi i distillati. A seconda di materiale, forma e dimensione delle botti avviene poi un diverso grado di maturazione e fermentazione. Un po’ come accade con i vini, il cui sapore è fortemente condizionato dagli elementi citati. Non tutti i distillati hanno bisogno di questo processo di invecchiamento, anche perché ciascuno ha una derivazione naturale differente. Quindi frutta, vino, radici, tuberi e così via: matrici divergenti con specificità proprie che incidono sulla scelta di distillazione e lavorazione successive. L’invecchiamento, infine, elimina i sapori indesiderati durante il suo processo oltre che far maturare gli aromi interni della bevanda. La scomposizione dello zucchero è ciò che determina il grado di fermentazione e maturazione. Le botti in cui i distillati e liquori vengono riversati e la relativa tostatura dei barili oltre forma e altri elementi di cui sopra decreta quello che sarà la resa finale palatale.

 

Vuoi anche tu gustare qualche specialità? Allora visita il nostro sito e compila il form per avere maggiori informazioni!